Le Aberrazioni Ottiche
Anche se non se ne rendono conto, gli oculisti sono le persone più adatte a comprendere le aberrazioni ottiche; quotidianamente si confrontano con queste e sono diventati molto bravi a gestirle, valutarne gli effetti sulla visione, calcolare quali di queste sono più o meno importanti e sono anche in grado di correggerle con lenti e adesso anche chirurgicamente. Tutto questo con alcune grosse limitazioni.
Le loro esperienze si limitano alla valutazione di due sole aberrazioni: il defocus e l’astigmatismo. Finora infatti queste sono state le uniche su cui era possibile intervenire, con lenti sferiche o cilindriche, e in questo campo gli oculisti hanno sviluppato una notevole esperienza.
La nascita della chirurgia refrattiva però ha aperto la possibilità di intervenire anche sulle altre aberrazioni: sferica, coma, trifoglio ecc. con le quali in passato non c’è mai stata la possibilità di misurarsi. La classica valutazione in defocus ed astigmatismo non è quindi più sufficiente, ma l’ottica del sistema oculare deve essere esaminata in modo più approfondito, per cui si è avviato uno studio sulle aberrazioni. I classici strumenti utilizzati per lo studio dell’ottica, dallo specchietto da schiascopia agli autorefrattometri, non sono predisposti per lo studio delle altre aberrazioni ed è stato necessario inventare strumenti più sofisticati come gli aberrometri. Purtroppo questi lavorano valutando la dispersione del fuoco e, utilizzando i polinomi di Zernike, ricostruiscono il "`fronte d’onda"' e lo scompongono ricavando quello determinato da ogni singola aberrazione.
Questo linguaggio non è consono agli oculisti, che sono invece abituati a partire dalla forma dell’ottica, ricostruire il cammino dei raggi luminosi e valutare gli effetti che questo può avere sulla visione. Oculisti e aberrometri parlano quindi due linguaggi differenti e questo fa insorgere equivoci ed incomprensioni.
Tuttavia il discorso è semplice e gli oculisti sono proprio le persone più adatte a comprenderlo.